Perché ho scelto di fare #Sanremo2020 con MORGAN?
Mi chiamo Cristian. Ma da quando ero bambino tutti mi chiamano Bugo, dal mio cognome Bugatti. Non definisco Bugo un nome d’arte, perché non è inventato. È un diminutivo “amichevole”, e per questo motivo quando ho iniziato a fare musica mi sembrava naturale utilizzare il nome Bugo, semplice naturale amichevole facile. Dopo 20 anni di carriera (il mio primo album è del 2000), ho deciso di partecipare con Morgan a Sanremo per ragioni sia sentimentali che artistiche.
Marco è un amico. Vi sembra poco l’amicizia vera? Per me no. – Segue su www.facebook.com/Bugocristian
Perché ho scelto di fare #Sanremo2020 con BUGO?
Bugo per me è il vero cantautore moderno. Questa almeno è la mia umile opinione di appassionato di musica e precisamente di canzone. Io mi chiamo Marco, così mi hanno chiamato i genitori ma i più mi conoscono come Morgan, che invece mi sono dato io. È il mio pseudonimo, cioè quel nome che trasforma la persona in personaggio, con quel nome inventato chiunque può tradurre il sogno in realtà perché la vita reale diventa scena sul palco, così quella che è una passione per qualcosa nel mio caso la musica diventa una professione, qualcosa di concreto. – Segue su www.facebook.com/InArteMorgan
Questi sono gli incipit dei 2 post realizzati nei giorni scorsi da BUGO e MORGAN in contemporanea, per raccontate come e perché questi due cantautori abbiano deciso di presentarsi sul palco più discusso e ambito d’Italia.
Lì, con l’orchestra e con le loro particolarissime voci, metteranno in scena il loro comune amore per la musica e presenteranno in mondovisione una canzone che ha il potere di non farsi dimenticare:
SINCERO é un brano che fa il punto sulla propria vita, come fare un bilancio, passando attraverso delle tenere ed ingenue aspettative, fino all’impatto con la dura realtà.
È lo scontro tra sogno e realtà.
Parte da un elenco di azioni, responsabilità, obblighi e doveri quotidiani, per poi crollare di fronte ai propri limiti umani.
Ä– l’ammissione di come la vita non sia andata esattamente come avremmo voluto, ma di come ci siamo “adattati” a viverla.