musicista di straordinaria sensibilità, si esibirà domani sera al Teatro Regio di Parma nell’ambito del Festival ” Il Rumore del Lutto. Con Simonetta Collini, Angelo Branduardi parla dell’evento dedicato ai grandi successi della sua carriera e all’opera immarcescibile di Hildegarda Von Bingen.
Violinista eccelso e compositore di straordinaria levatura, ha saputo creare un suo genere del tutto originale, fondato sulla riscoperta di antiche tradizioni musicali, che attingono a un patrimonio vastissimo comprendente il Medioevo e Rinascimento italiani, la letteratura popolare celtica, le leggende di ogni parte del mondo, dal Giappone ai paesi andini, dall’Europa agli indiani d’America.
Il suo stile è caratterizzato “da una commistione tra l’altamente ricercato e il primitivo”, tra il suo essere popolare e raffinato. Le storie che racconta Branduardi non sono mai “solari” né banalmente ottimistiche. E non sono nemmeno le classiche canzoni d’amore, ma racconti misteriosi, simbolici, arcani, in cui le forze della natura e gli uomini si contendono i segreti della vita e della morte. Sono storie che affabulano, come “Alla fiera dell’Est”, “Il ciliegio”, “Ballo in fa diesis minore”, “Il marinaio”, “Il dono del cervo”, “Il signore di Baux”. Storie malinconiche, ma anche piene di speranza come “La pulce d’acqua” e gioiose come “Cogli la prima mela”.
Oltre alla tradizione popolare l’ispirazione di Branduardi ha attinto a piene mani a grandi poeti, come Sergej Esenin (“Confessioni di un malandrino”), William Butler Yeats (“Branduardi canta Yeats”), e a santi straordinari come San Francesco (“L’infinitamente piccolo”) e non ultima, Santa Ildegarda di Bingen (“Il cammino dell’anima”), alla quale sarà dedicata una parte del concerto: «La musica – afferma il cantautore che nel 2019 ha festeggiato 45 anni di carriera – è la forma più alta dell’attività umana, quella che meglio riflette l’ineffabile suono delle sfere celesti».